Tra il grande impianto industriale e quello domestico (compostiera) si colloca l’attività di compostaggio di comunità. Si tratta di piccoli impianti utilizzati per accelerare il naturale processo di compostaggio a cui vengono sottoposti i rifiuti organici. Questi impianti vengono utilizzati per servire da poche decine ad alcune centinaia di utenze domestiche o la necessità di una mensa, di un albergo o altro produttore di scarti organici. Il compostaggio di comunità è spesso anche chiamato compostaggio elettromeccanico, qualora si utilizzino impianti elettromeccanici (come in Italia), o compostaggio comunitario o compostaggio collettivo o compostaggio locale o compostaggio in sito o compostaggio di prossimità. La caratteristica orografica del territorio italiano e la presenza di tanti piccoli Comuni distanti dagli impianti di compostaggio, rende questa soluzione particolarmente interessante anche dal punto di vista economico.
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CONFERIMENTI E GESTIONETavole di selezione e trituratoriTrattasi di soluzioni tecniche che consentono di selezionare il materiale prima di caricarlo nel composter. In questo modo ogni oggetto esterno, come ad esempio posate o materiali non compostabili potranno essere rimossi. Come misura di sicurezza contro una scarsa differenziazione in cucina, si può installare un nastro trasportatore per il caricamento degli scarti all'interno della macchina. Il nastro trasportatore consente agli operatori di rimuovere qualsiasi oggetto esterno che non dovrebbe trovarsi tra gli scarti alimentari. La selezione è indispensabile se nella macchina è montato un trituratore. In alternativa, per rifiuto da raccolte porta a porta con scarti previsti tra il 3 e il 5%, si sconsiglia l’installazione di un trituratore privilegiando le operazioni di vagliatura alla fine del processo. Presenza operatoreL’operatore che alimenta e controlla macchine con capacità di assorbimento attorno ai 2.000 kg al giorno, dedica, per trattare mediamente 13 t/settimana, da 10 a 15 ore settimanali alle operazioni di caricamento, selezione del materiale in ingresso, controllo del processo e scarico del compost in uscita. Nelle macchine dotate di trituratore, predisposte quindi per un'accurata selezione del materiale, il rifiuto organico è stoccato in bidoni carrellati o cassonetti, un sistema di sollevamento automatico li rovescia in una tramoggia a nastri separati di alimentazione da cui il materiale cade su un nastro trasversale posto ad un’altezza utile per la selezione da parte dell’operatore. Il processo impiega circa 5 minuti per ogni carrellato (tempo variabile in funzione del modello di macchinario). Successivamente il rifiuto organico cade in una coclea che lo solleva verso la macchina e lo miscela con materiali ricco di carbonio in percentuali di circa il 5%. I gruppi di lavoro che utilizzano tali macchinari vanno dalle 1 alle 6 persone che ruotano con un impegno complessivo che va dalle 6 alle 15 ore settimanali, a seconda delle capacità e tipo di macchinario. La manutenzione programmata viene eseguita solitamente ogni 6 mesi alla catena di trascinamento del cilindro e al sistema di triturazione. Ogni 8 mesi è necessario reintegrare la dotazione di enzimi del biofiltro, qualora presenti. Il substrato può essere integrato al bisogno con corteccia o compost. Due volte a settimana è necessaria la pulizia dei filtri in uscita che trattiene polveri trasportate dall’aria. Si evidenzia infine come il processo di compostaggio sia fortemente influenzato dalla tipologia di cibo in ingresso; in particolare si hanno differenze tra i tempi necessari a compostare scarti biologici, decisamente inferiori, rispetto a scarti di materie prime non di produzione biologica e con conservanti e prodotti chimici, che richiedono un tempo superiore. Attualmente gli impianti di smaltimento e recupero rifiuti, tra questi anche gli impianti di compostaggio di qualsiasi dimensione, sono autorizzati ai sensi dell’articolo 208 del 152/2006 al pari degli inceneritori, delle discariche e degli altri impianti anche rilevanti. Questo articolo prevede la presentazione della domanda e la risposta della Regione entro 150 giorni con l’autorizzazione o un motivato diniego. Questo periodo prevede la Conferenza dei Servizi e una possibile interruzione per una richiesta di integrazioni alla domanda stessa. L’autorizzazione rilasciata è valida 10 anni e può essere rinnovata. Un’alternativa da considerare per le autorizzazioni può essere quella dei rifiuti non pericolosi sottoposti alle procedure semplificate (DM 5/2/2998) da richiedere alle Province e valevoli 5 anni. Allo stato attuale va sottolineata una notevole varietà di “interpretazioni” legislative da parte delle Regioni e delle Province che rende difficile suggerire un procedimento di questo tipo. Nella revisione del 152/2006 (art. 183) si introduce la definizione di “auto-compostaggio” come “il compostaggio degli scarti organici dei propri rifiuti urbani, effettuato da utenze domestiche, ai fini dell’utilizzo in sito del materiale prodotto.” Risulta sempre più diffusa l'interpretazione che per “utenze domestiche” vanno intese anche quelle assimilate ai sensi della legge e dei regolamenti comunali. Quindi l’auto-compostaggio può essere esteso ai casi di mense scolastiche, aziendali ecc. nel caso di utilizzo in loco (per esempio nella propria area verde) del compost prodotto. In questo caso, il rifiuto non verrebbe nemmeno creato essendo gli scarti destinati al compostaggio in loco, intercettando materiali valorizzabili prima ancora della loro conferimento al sistema di gestione rifiuti. Quindi l’auto-compostaggio è da annoverare tra le tecniche di prevenzione e da ritenere prioritario sulla base della gerarchia europea sui rifiuti. I fautori di questa interpretazione ritengono che tale tecnica non sia compresa dall’attuale normativa sui “rifiuti” e che per tali impianti non sia pertanto necessaria l’autorizzazione in quanto, appunto, di “auto-compostaggio”. Per quanto riguarda la natura del compost, il Decreto Legislativo n. 75 del 2010 sui fertilizzanti, definisce gli ammendanti come “materiali da aggiungere al suolo in situ, principalmente per conservarne o migliorarne le caratteristiche fisiche o chimiche o l’attività biologica disgiuntamente o unitamente tra loro, i cui tipi e caratteristiche sono riportati nell’allegato 2”. Nel citato Allegato 2 tutti gli ammendanti devono rispettare i tenori massimi consentiti in metalli pesanti espressi in mg/kg e riferiti alla sostanza secca. Nel medesimo Allegato viene normato anche l’”Ammendante Compostato Misto” come prodotto di un processo controllato di trasformazione e stabilizzazione di rifiuti organici che possono essere costituiti dalla frazione organica dei rifiuti solidi urbani provenienti da raccolta differenziata. Per questo ammendante si prevede un massimo di umidità del 50%, un pH tra 6 e 8,5. Si prevede anche un minimo del 20% di carbonio (umido e fulvico) nel secco, azoto organico minimo 7% e 80% dell’azoto totale. Si noti che queste caratteristiche dell’ “Ammendante compostato misto” sono valide per un prodotto che viene posto sul mercato e non dovrebbero riguardare specifiche relative a quanto ottenuto dall’auto-compostaggio. ANALISI ECONOMICASulla base dei dati disponibili sono state condotte attente valutazioni economiche in funzione delle utenze da servire e della quantità di rifiuto organico trattabile annualmente da ciascun impianto. In particolare sono stati analizzati gli oneri di investimento per l’acquisto delle attrezzature necessarie ed i costi di esercizio per dimensione del macchinario (numero massimo di utenze supportate) con produzione del piano economico complessivo e del costo a tonnellata per tipologia di macchinario. Sinteticamente è emerso che:
Ovviamente tutte le considerazioni sopra riportate possono essere ovviamente soggette a importanti modifiche vista la rapida evoluzione tecnica ed economica di tale argomento. Per avere un maggior dettaglio sulle analisi condotte od una valutazione specifica per un particolare contesto territoriale contattaci.
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